La mia città natale (Bra) contava quando ero adolescente tre o quattro librerie in centro. Una aveva la commessa severa e non ci andavo volentieri. Una era gestita da suore e ci andavo solo per i libri di scuola. La terza era un negozio di dischi! Il negozio di dischi a cui devo l’incontro con Lou Reed, i Velvet Underground, i Tre Allegri Ragazzi Morti, i Rancid, i Muse, i Noir Désir, Vasco Rossi, i Vex Red… e poi J.T. Leroy, Efraim Medina Reyes, Benni, Pennac (e le persone che li han tradotti)… Quando mi annoiavo andavo a prendermi un nuovo libro, o un nuovo disco, o tutti e due, e poi gironzolavo un po’ in mezzo a tutti i libri, i dischi che ancora rimanevano, fino al momento in cui sceglievo una panchina sulla Rocca, sull’Ala o il mio balcone per viaggiare un po’… (Anche se la Rocca e l’Ala sono nomi di luoghi sufficientemente belli, no? Ecco che scopro in Bra altre piccole perle di bellezza che avevo perso traslocando ed eran finite sotto la libreria, per dire…)
A Torino sono andata la prima volta al Lingotto, e ricordo l’emozione vedendo la cupola azzurra e la pista di prova Fiat di cui la maestra ci aveva parlato in classe… Facevo le medie e devo a quella maestra e alle ore passate in biblioteca, coi muri colorati i cuscini e le frasi di Calvino, tanto della lettrice che sono (molto altro devo al maestro delle elementari, l’amore per la lingua di Francia ad esempio, che lui ci insegnava con passione e accento piemontese)… La seconda volta facevo le superiori e si era saliti sul treno per andare al Salone del Libro, guarda caso. Prendiamola come una premonizione di ciò che sarebbe avvenuto negli anni a seguire: un ripiano di “libri-bibbia” che mi porto dietro da Bra e presi quasi tutti da DiscoVolante e tre librerie (tre!) di testi vari di cui mi sono innamorata a Torino…
Per un discreto periodo li ho comprati alla Fnac di via Roma, dove ho lavorato e lavora(va)no un sacco di amici ed amiche. Nonostante la competenza da veri/e librai/e delle persone addette al reparto, ho iniziato a sentirmi in un supermercato restando intrappolata nell’ennesimo circolo vizioso dedicato ai/alle titolari di tessera-punti: prendi questo, ti diamo 20 punti, se arrivi a 100 sono 5 euro, con 5 euro prendi un libro da 13, e vai con 13 punti, se ne prendi un altro i punti di entrambi raddoppiano, se lo abbini al film triplicano, e aaaaaaaargh: capito perché si chiamano grandi “catene” di distribuzione?
Tornai dove il cuore mi si era fermato un attimo la prima volta che avevo passeggiato da Porta Nuova ad un bar di via Po con alcune amiche (prima del periodo universitario): le bancarelle dell’usato! Il paradiso dei miei occhi e l’inferno del mio portafoglio. Una sera dopo un reading scoprii La Bussola, libreria di remainders che restava aperta fino a mezzanotte! Inizii a occuparmi della questione-TAV e c’era una presentazione alla Comunardi, indipendente ma gigante. Mi trasferii in Vanchiglia ed ecco sotto casa quello che per me è ancora oggi “il mio libraio”: siciliano, moglie traduttrice, tre libri sul comodino e tv solo a cena, quando entravo in negozio metteva su un disco, mi ha venduto il Gabrielli a un prezzo stracciato… Ero entrata nel magico mondo delle librerie indipendenti! A loro devo tante felicità, alcune tristezze, l’aver salvato molti pomeriggi, sere e mattine, forse qualche vita.
Per questo oggi a Genova sono venuta a tradurre alla Biblioteca Berio: per festeggiare il compleanno delle Librerie Indipendenti Genova così come sono oggi. E trovarmi a leggere appunto, sul loro volantino, che
il ruolo delle librerie indipendenti resta ancora quello di difendere la libertà di scelta delle singole persone di prendere un libro tra le mani, sfogliarlo e capire che QUEL libro è proprio quello che stavano cercando, e non dover comprarne uno perché è QUELLO PIÙ VENDUTO del momento.
…
E allora grazie Librerie Indipendenti per tutti QUEI libri trovati da voi.
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