Facciamo così. Diciamoci che quella tra me e te è la storia d’amore più platonico io abbia mai avuto (“amore platonico” è diverso da “tutte le mie fantasie e i miei viaggi su qualcuno/a che non ha per me né viaggi né fantasia”: è nel senso comune un amore a distanza e non fisico). Diciamoci pure, se vuoi, che è colpa mia (e poiché non è un blog d’amore né di sesso il perché lo sappiamo io e te). Diciamoci un sacco di cose e il punto è questo: diciamoci. Parliamoci ti prego, scriviamoci ancora. Sei l’unica persona con cui mi impiglio a scrivere così bene e mi piace così tanto.
Vorrei dirti: non mi frega di rivederti, che mi chiami, che mi inviti, ma scrivimi. Ché un gioco così io ce l’ho solo con te, e poi ci sono due mail e un bigliettino con quell’altro ma non è amore nemmeno platonico, solo gioco, ed è in francese e molto bello ma molto diverso: è approfittarsi di tutti quei silenzi che il francese scrive ovunque (le -s, le -e…) e quelle espansioni dalla letterarietà del segno (i dittonghi lunghissimi con pronunce brevissime) e delle liaisons (legami) tra le parole per scrivere frasi italiane con grafie francesi, tipo
As paix tôt ou n’a tout à riz se poste ah !
Ce paire aux dinos!
Facciamo così io e te, invece. Niente lettere silenziose (che non sono inutili ma usabili appunto in diversi modi), niente sforzi. Solo le storie che inventiamo così facilmente e la poesia che viene fuori a raccontarle (le nostre storie in sé non sono poetiche affatto)… Storie platoniche senza simposio e con ben poco iperuranio: scriviamole!
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