Oggi guardo tutti i buchi nei muri. Regolari, irregolari, rettangolari, e i tralci di vite che piovono dall’alto (non mi veniva tralci – sto sempre attenta alle parole – e per cercarlo ho scoperto che il tronco vecchio dell’uva si sfalda a ritidoma)
Gianni mi fa pagare la focaccia un euro ma mi offre “acqua per il viaggio” e “cedrata in vendita da dopo la guerra, ’46, visto quanti secoli ho?”
Su una panchina un po’ riparata un uomo anziano canta con me che you are my sunshine, my only sunshine…
La proprietaria cinese del bar di Piazza Principe insegue inutilmente una turista che ha lasciato il suo borsello nel locale, lo trovo bello, e un uomo si scansa su un marciapiede larghissimo per farmi passare in quel mezzo metro d’ombra che c’è, e lo trovo bellissimo
Da quando passo da sotto e voglio stare al fresco è agli scaloni della commenda che inizio a scrivere, e a guardare passare i turisti russi, i primi venditori di rose, i turisti americani, Mahfoud, una coppia che chiede in inglese e a gesti indicazioni a un siciliano, e lui che gli indica di andare dritto, dritto, dritto, sempre dritto…
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