Ho un’amica che alla fine di ogni libro lo commenta per iscritto. Ho provato a farlo, ho preso un foglio di quaderno di quelli a buchi della scuola per l’occasione, per Il grande amico Maulnes (Alain-Fournier, versione di Giuliano Gramigna) ma ancora niente. È che sottolineo tanto ultimamente e sopra quelle righe per metà ci sono io, il resto è bellezza o stupore.
Solo che ora sto leggendo Artaud, me lo porto nei bar ai concerti, e tutto quel francese non lo voglio lasciare alla matita incerta di questi giorni. Così ho pensato di tornare a tradurre e tenere traccia di questo esercizio, e della mia lettura. Voilà [grassetti e punteggiature a volte miei; femminili]:
L’OMBILIC DES LIMBES
Mi sembra strano ma non ho quasi fatto caso al titolo quando ho preso il libro. La mia attenzione era forse tutta per tutta la libreria, per Irene e per i nostri garofani, per la nostra rivoluzionaria pausa di serenità.
È un esercizio di traduzione à part entière… Perché in italiano abbiamo solo ombelico, ma il francese ha ombilic et nombril, e la differenza che fa all’orecchio del lettore francofono noi la si perde. E poi ci sono quei limbi della traduzione italiana ufficiale: mi son chiesta cosa fossero prima di controllare e confermarmi che ‘sono’ il sostantivo plurale per il ‘soggiorno’ biblico che noi conosciamo al singolare. Non è in questo numero che dovremmo quindi volgere il titolo?
L’OMBELICO DEL LIMBO
Parole, forme delle frasi, direzioni interne del pensiero, reazioni semplici dell spirito, son costantemente all’inseguimento mi ritrovo all’inseguimento costante del mio essere intellettuale. (Ecco quindi che appena riesco a afferrare una forma, per imperfetta che sia, io la fisso, con il terrore di perdere tutto il pensiero.)
Formes de phrases o in realtà problemi… Ho pensato a cambiar numero anche qui, ma una pluralità di forme non è mai un caso (è la vita). E poi quel de lo balbetto, è difficile, forse di parte.
Ho anche dovuto cercare saisir, come ogni volta. Vuol dire ‘prendere vivamente’ e paradossalmente ogni volta mi sfugge.
Come il soggetto in italiano: si capisce che son io se faccio scappare la o? Forse. Ma non mi piace. Addio essere, meglio ritrovarsi.
Sul fissare ho preferito non lasciare sottintesi.
E se ritraducete all’indietro riuscire è arriver à, certo; ma il potere, qui, mi sembrava ‘inglese’…
Felicissima quando questa incertezza non viene sostituita dall’inesistenza assoluta di cui soffro alcune volte.
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