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Archive for the ‘°Traduzioni’ Category

J’ai rêvé que tes façons de faire l’amour étaient les chapitres d’un roman

(du sang partout)

A mon reveil je te disais que j’aurais bien aimé en lire les chapitres 21, 22

Hier je suis allée aux toilettes et c’était comme aller chez toi tellement la salle te sentait : les magies de la biologie,

les magies de tes doigts parmi mes os,

tous les os, pas de chair

pas de viande, que du riz et du curry et des épices marocaines et un vin français la musique jazz la musique rock

E le bain que j’ai pris : sudore

Ton air sérieux 

Il tuo colore

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Ho un’amica che alla fine di ogni libro lo commenta per iscritto. Ho provato a farlo, ho preso un foglio di quaderno di quelli a buchi della scuola per l’occasione, per Il grande amico Maulnes (Alain-Fournier, versione di Giuliano Gramigna) ma ancora niente. È che sottolineo tanto ultimamente e sopra quelle righe per metà ci sono io, il resto è bellezza o stupore.

Solo che ora sto leggendo Artaud, me lo porto nei bar ai concerti, e tutto quel francese non lo voglio lasciare alla matita incerta di questi giorni. Così ho pensato di tornare a tradurre e tenere traccia di questo esercizio, e della mia lettura. Voilà [grassetti e punteggiature a volte miei; femminili]:

L’OMBILIC DES LIMBES

Mi sembra strano ma non ho quasi fatto caso al titolo quando ho preso il libro. La mia attenzione era forse tutta per tutta la libreria, per Irene e per i nostri garofani, per la nostra rivoluzionaria pausa di serenità.

È un esercizio di traduzione à part entière… Perché in italiano abbiamo solo ombelico, ma il francese ha ombilic et nombril, e la differenza che fa all’orecchio del lettore francofono noi la si perde. E poi ci sono quei limbi della traduzione italiana ufficiale: mi son chiesta cosa fossero prima di controllare e confermarmi che ‘sono’ il sostantivo plurale per il ‘soggiorno’ biblico che noi conosciamo al singolare. Non è in questo numero che dovremmo quindi volgere il titolo?

L’OMBELICO DEL LIMBO

Parole, forme delle frasi, direzioni interne del pensiero, reazioni semplici dell spirito, son costantemente all’inseguimento mi ritrovo all’inseguimento costante del mio essere intellettuale. (Ecco quindi che appena riesco a afferrare una forma, per imperfetta che sia, io la fisso, con il terrore di perdere tutto il pensiero.)

Formes de phrases o in realtà problemi… Ho pensato a cambiar numero anche qui, ma una pluralità di forme non è mai un caso (è la vita). E poi quel de lo balbetto, è difficile, forse di parte.

Ho anche dovuto cercare saisir, come ogni volta. Vuol dire ‘prendere vivamente’ e paradossalmente ogni volta mi sfugge.

Come il soggetto in italiano: si capisce che son io se faccio scappare la o? Forse. Ma non mi piace. Addio essere, meglio ritrovarsi.

Sul fissare ho preferito non lasciare sottintesi.

E se ritraducete all’indietro riuscire è arriver à, certo; ma il potere, qui, mi sembrava ‘inglese’…

Felicissima quando questa incertezza non viene sostituita dall’inesistenza assoluta di cui soffro alcune volte.

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Continuo in ritardo (e peccato perché dagli scambi con altre partecipanti ho imparato moltissimo) il famoso corso online di Future Learn “Education for all” sull’inclusione a scuola (per quanto riguarda le disabilità e non solo)…

Si parla di come coinvolgere la comunità e prendo appunti alla veloce in traduzione (originale inglese più giù):

– Gruppi mirati. Bisogna concentrare i propri sforzi su gruppi precisi all’interno della comunità di cui si vogliono modificare gli atteggiamenti… Per esempio il modo in cui si educano i genitori dovrebbeessere diverso da quello che si userebbe a scuola con i loro figli e le loro figlie.

– Pianificazione di contatti personali con delle persone disabili. 

– Informazioni interessanti e pertinenti. La luce va puntata sulle persone più che sulle caratteristiche del loro handicap.

– Le doti personali degli individui vanno evidenziate. È meglio concentrarsi sui talenti, gli interessi e le abilità degli individui. Il fulcro del messaggio è che disabilità non vuol dire inabilità.

– Comunicazione. Ci sono molti modi per lanciare un messaggio: video, volantini, locandine, canto, teatro. Di solito colpiscono più di una persona in piedi a parlare davanti a uu gruppo. Qualsiasi insegnante può confermare che quando chi impara è coinvolto e si diverte è anche più disposto/a ad imparare.

(Mariga, McConkey and Myezwa, 2014: 65,69)

  • Target groups – You need to focus your efforts on particular groups within your community whose attitudes you feel need to change. This will enable you to devise educational approaches that are suited to your chosen groups. For example how you educate parents should be different to what you would do with school pupils.
  • Planned personal contacts with disabled persons – Attitudes change when people have the opportunity to meet, talk and listen to people who are disabled. This gives people an opportunity to overcome their fears as they discover that the people they thought were very different are in fact just like themselves!
  • Interesting and relevant information – The emphasis needs to be on people rather than the features of their impairments.
  • The personal attributes of individuals should be highlighted – It is beneficial to focus on the talents, interests and abilities of individuals. The core message is that disability does not mean inability.
  • Communication – There are lots of ways of getting the message across – video, leaflets, posters, singing, and drama. These will often have more impact than a person standing before a group and giving a talk. Any teacher will tell you that when learners are engaged and entertained they are more willing to be educated.

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jiji

(RI-ritradurre) poesie di Bukowski a colazione

Stavo rileggendo questo mio vecchio post. C’era cattivo tempo, ero di cattivo umore, leggevo cattive poesie (o poesie cattive: la prima forse a Bukowski piacerebbe la seconda certo no)… 

Mania di chi traduce: rileggersi sapendo che non sarà soddisfatto/a di quello che vede. Fa parte del gioco e mi piace. Ma nella mia traduzione c’è un passo che davvero non mi va giù… e non mi andava di correggerlo là. 

Lo rifaccio qui [le note c’erano quasi tutte già allora, ma la 2 è relativa al passo incriminato e anche alla 3 ho aggiunto qualcosa; la 5 è nuova e la vecchia 5 è diventata 6 -ma dai?!-]

Tratto da “La canzone dei folli” di Charles Bukowski, che io possiedo nella traduzione di Enrico Franceschini, seconda parte:

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Tratto da Prochain episode, Hubert Aquin. Segue una mia traduzione più sotto.

Il n’y a plus rien d’autre de certain que ta bouche chaude et humide, et que ton corps merveilleux que je réinvente à chaque instant, avec moins de précision et plus de fureur. Je fais le décompte des jours à vivre sans toi et des chances de te retrouver quand j’aurai perdu tout ce temps : comment faire pour ne pas douter?

[Je perds la notion du temps amoureux et la conscience même de ma fuite lente, car je n’ai pas de point de repère qui me permette de mesurer ma vitesse.]

J’ai déjà passé vingt-deux jours loin de ton corps flamboyant.

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Bukowski Lives

(ritradurre) poesie di Bukowski a colazione

Il tempo che va a peggiorare di nuovo, l’umore con lui. Quindi accanto al caffè e al tazzone di frutta e semi e soia questa mattina ho “La canzone dei folli” di Charles Bukowski, nella traduzione di Enrico Franceschini.

Non adoro il Bukowski poeta, anche se sono cosciente della novità che rappresenta rispetto ad altra poesia… Per ciò, sfoglio il libro fucsia distrattamente. E capito sul titolo della seconda parte (la perfezione fatta titolo): (altro…)

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La parola contraria

[Qui la versione originale francese]

Dopo l’attacco alla redazione parigina di “Charlie Hebdo” (di cui ho parlato a caldo qui e a mente un po’ più fredda qui), si è parlato tanto di Libertà d’espressione. Per questo motivo condivido la foto che la casa editrice Gallimard ha pubblicato su Facebook. Buon viaggio mentalinguistico con Erri De Luca sulla parola sabotare…

Una riflessione sulla libertà d’espressione e la parola contraria

Rivendico il diritto di utilizzare il verbo “sabotare” come previsto dalla lingua italiana.
Non si può ridurre utilizzandolo solo nel senso di distruzione materiale, come pretenderebbe l’accusa di questo processo.
Per esempio: uno sciopero, in particolare di tipo selvaggio, senza preavviso, sabota la produzione di uno stabilimento o un servizio.
Un soldato che esegue male un ordine lo sabota.
L’ostruzionismo parlamentare contro un progetto di legge lo sabota. Le negligenze, volontarie o meno, sabotano.
(…)
L’accusa vorrebbe che il verbo “sabotare” avesse un unico senso. In nome della lingua italiana e della ragione, rifiuto la limitazione di senso.
(…)
Accetto volentieri una condanna in tribunale, ma non una riduzione di vocabolario.”

Erri De Luca.

(Autore di una vasta bibliografia e uno degli scrittori italiani più letti al mondo, Erri de Luca è sotto processo per aver sostenuto il movimento NO TAV che si oppone alla costruzione della linea dell’alta velocità tra Francia e Italia)

 

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La parole contraire

[Qui la traduzione italiana]

Après l’attaque de la rédaction de “Charlie Hebdo” à Paris (j’en ai parlé en italien ici et ici) on a parlé beaucoup de Liberté d’expression. Je veux donc partager la photo de la Maison d’Edition Gallimard que j’ai trouvé sur Facebook et voyager (mentalement!) avec eux et Erri De Luca sur le mot “SABOTER”… (altro…)

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L'ODIO NON E' UN'OPINIONE

Il giorno dopo.

Il giorno dopo hai consegnato una traduzione urgente che ti avevano assegnato, saputo che da lunedì torni a insegnare all’alberghiero della tua città, dormito (poco), bevuto caffè dolciastro (molto) e te nero agli agrumi (ancora di più) e puoi finalmente leggere gli articoli su Charlie Hebdo che avevi lasciato in attesa, e riordinare le idee. (altro…)

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Monarch Rest

 

cliccare sull’immagine per visualizzare l’originale

0. Delle idee

Se dovessi dire come mi è sembrato questo lavoro, direi che è stato un lavoro che ha girato intorno a duce cose, un nome e un territorio. E che nessuno sa bene come mai quel nome era saltato fuori proprio quel territorio, direi se fossi arrivata alla fine del lavoro.

Invece il lavoro l’ho appena cominciato e queste cose che ho detto non le avrei potute dire, visto che non so niente.

Paolo Nori, Tre discorsi in anticipo e uno in ritardo,
“Delle voci su Calatrava” e su Reggio Emilia, e poi su
di me e sul libro che ho appena cominciato a tradurre.

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Soffitto

 

“Esaminare”, “esplorare”… Cosa si fa coi soffitti? Perché in italiano i soffitti si fissano, ma per questa donna che si fissa su tutto e che “gaze” and “stare” everything l’autore del capitolo che costituisce la mia prova di traduzione ha finalmente scelto un altro verbo e approfondito la mania andando nello specifico (e trattandola come un fatto più che un ricordo pieno di noia o peggio di rabbia) e io non voglio fare quella superficiale, che ne parla come se fosse un altro fisso generico sguardo perso. Voglio che si capisca che in quella camera da letto è in atto anche in questo momento una serious conversation with herself. Che lei e herself stanno discutendo del soffitto. Argomentando, anche. Che si concentrano sulla decorazione. Voglio che sia chiaro tutto lo smarrimento (non necessariamente negativo, ma proprio quel momento in cui non sai cosa – : cosa dire cosa pensare cosa credere cosa hai capito di lei…) di quest’uomo che ricorda quella ed altre volte in cui si è trovato ad assistere a un dialogo (muto) del genere. Che si riesca a percepire che comunque in quel momento c’era amore. Per quella strana indecifrabile fidanzata fissata e assente.

Chiedo aiuto alla rete e al Gabrielli, poi continuo a tradurre.

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blog_mmebovary



Nell’ambito del corso universitario di teorie e Pratiche della Traduzione tenuto dalla Prof.ssa Marello, è stato tradotto un passo tratto dal saggio “La Modernité Linguistique de ‘Madame Bovary’”, Gilles Philippe, MLN – Modern Language Notes [207/122, n°4], più esattamente le pagine che vanno da 743 a 745. Questo post vuole essere un adattamento della relazione presentata alla docente, perché sia evidente il mio modus operandi e resti traccia delle problematiche riscontrate e delle soluzioni che ho proposto.

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